المنظمة العالمية للإبداع من أجل السَّلام/ لندن

La casa d'argilla Wafā’ Abdū ar-Razzāq Iraq‎

23-09-2023


159 

La casa d'argilla
Wafā’ Abdū ar-Razzāq
Iraq‎


Traduzione di Asma Gherib
 
 
Il tuo volto inciso in silenzio sopra il muro,
dalla sua argilla si versano le vicine di casa.
Il tuo volto segnato dai semi e dai granuli pollinici
che si muovono sopra le sue palpebre
è una tempesta, che porta dentro una pietra
alla quale ripeto spesso:
illuminami d'immenso, ho molta sete,
sete che fa invecchiare persino il sangue.
Una pietra dalla quale evaporo ogni volta
che vedo il suo fuoco.
 
Il tuo volto abbraccia due soglie
e dei liuti che suonano le voci dei lontani cari:
Lo zio e il fratello delle stagioni.
Spogliami, io sono un flauto teso verso il cielo,
un tenero ramo sopra le cui labbra
giace la rugiada del riposo.
Il tuo volto è una porta verso la quale
marciano le torri
ed io quando l'ho bussata sono stata morsa
dai denti della sua incoerenza.
Il tuo volto espandendosi verso
le donne nude del crepuscolo
mi ha chiesto mentre sognavo:
Come mai hai munto i gelsomini
sbocciati dentro il parato delle tue guance?
E, perché hai permesso al vento di bere il loro latte?
Risposi: La pazienza della mia maternità è salata,
non mi ero accorta che stavo bevendo il mare
e allattando il vento,
non avevo neanche percepito che mia figlia
fosse un sorso marcio.
E, che bussando la tua porta,
avrei trovato la saggezza del silenzio.
Non mi ero accorta di essere la donna del buio
e che il mio colorito bruno fosse
il lucchetto del cammino.
 
Perdo il fiato a forza di fermarmi a lungo
davanti alla tua porta e dentro la tua giungla
sempre insonne
ma mai la speranza di avere da te
un giorno una risposta.
 
Con la menta e l'henné impasto le mie spighe
e da esse ricavo piangendo
la benedizione di un santo:
Quella donna, l'ho vista ieri
mentre viaggiava verso la guarigione
raschiando per le strade le cortecce
delle mie costole,
l'ho vista fare del mio involucro la sua patria.
 
Potrebbe mai accadere che il passero della polvere
posando sulla mia mano comincia a beccare il grano
e a rubare i miei sguardi,
come quando io rubavo tempi fa
la luce dal suo svolazzare?
Potrei mai vedere la letizia della mia pelle
diventare frescura sopra la siccità della terra?
 
Quando vedrò la mia stanza diventare
un tempio di preghiera solitaria,
le finestre gravide e le valige gonfie
saprò che i tuoi frutti
sono diventati maturi e pendenti
e solo allora comincerò a palpare
la luce del tuo animo.
E, quando le mie membra soffocate
inizieranno a spezzarsi,
il tè a traboccare dalla tazza
come acque per le abluzioni,
la sella dell'acqua comincerà a leggere
il destino dell'oceano dentro il calice.
 
I miei libri sono il miracolo di emozioni danzanti
ed io sono una città pronta per essere abbracciata.
So che sei qui
ed io subito dal timore di non vederti mi alzo,
so che tra le mani porti il destino
come un bambino che segue
la madre ovunque si muova.
 
So che solo tu sei capace di curare il mio silenzio,
di forgiare le catene delle domande,
di elevarti colma di pioggia
e di piovere su di me dalle tue costole
amore e dolcezza.
 
Tu sei l'ostetrica di una donna tizzone,
il cui primo nascituro è stato un fiume.
Urlai non appena rotte le acque
gridarono perplessi anche i passeri e gli inni.
É qui che caddero acqua e sangue
lasciando un segno profondo
e registrando la nascita di un bambino ingrato.
Dal mio petto uscirono voraci gli avvoltoi
e, svegliando i miei sogni divorarono tutto.
 
I miei amici sono coltelli e ospiti
che perseguitando il cibo cercano la mia infanzia,
le strade che ridono con i piccoli mentre giocano
dentro il cerchio del pane mariano
e la terra desiderosa di abbracciare
la maestosità dei piedi
che fanno dei loro salti una cinta
per la vite delle rive.
 
Adesso che faccio, se non giocare con i miei fallimenti!
E ogni volta che il mio cadavere
cerca di scappare dalle sue contraddizioni
finisce per trovarsi sempre rifugiato
nella sua paralisi.
 
La mia storia arricchisce le parole ancor di più
ed io resto silente e soffocata dalle corde
di un liuto strano.
Gli chiedo di salvarmi,
gli confesso la mia maternità
e la mia voglia di ballare quanto le redini
di un cavallo non appena frenato
o di un liuto dalle corde amare,
un liuto che nasconde dentro la mia tasca
gli occhi e il piccone di arterie rotte e asfissiate.
 
Non soffocarti,
lei come al solito si metterà accanto alla porta,
appoggerà il cuore con dentro gli occhi
le immagini affollate
e quando non troverà l'agrifoglio si suiciderà.
 
 
Dentro le tue tettoie fatte di frangole
non si trovavano forse
dei grumi di sangue lasciati
dai becchi delle colombe?
E, la loro voce non era una volta un rifugio
per i passeri?
Oh quanto ci manca la sua abbondanza
e la sua generosità mentre faceva delle sue ali
un riparo per il sole!
 
Sono la casa d'argilla,
dimorante dentro gli schiaffi e dentro il sapore
del bastone.
I miei piedi non si riposano mai,
adesso è arrivata la fine
quindi riconoscimi anche attraverso il mio simile.
Tu sei un testimone non folle
e la mia tomba è una rosa,
un garofano che non si seppellisce.
Il mio sepolcro è una bottiglia di profumo
che distillando la tua essenza si fermenta.

 

 
          بيتُ الطّين
 
 
وجهُكِ الكتومُ
على الحائطِ
تسحّ ُ الجاراتُ مِن طينهِ
عاصفة ُالنقيضِ هو
ينقشُ عمرَهُ البذرُ
يتناقلُ الُلقاحُ بجفنِهِ
وحجرٌ أقولُ له أضِئْنِي
ظمِئتُ حتَّى شابَ دمي
كلَّما خِلتُ وقْعَ نارهِ أتبخَّرُ .
 
وجهُكِ عتبتانِ
إيقاعُ البعيدِ أعوادُهُ
عمّ ُالفصولِ وشقيقُها
جرّدْني قصَبة ً
نحوَ السَّماءِ اندفاعُها
فُسحة ُالغُصنِ الطريِّ
على شفتي توأمُ مائِها
وجهُكِ زحفُ الصُّروحِ بابُهُ
طـَرقْتُهُ
عضَّ أصابعي بنقيضيهِ
وانتشرَ
لنِساءِ الغَسَقِ العارياتِ ثيابًا
رأيتُه في المنامِ شهيَّ السُّؤالِ :
ووجنتُكِ الحقلُ
لماذا حلبتِ ياسمينَها؟
لماذا تركتِ الرِّيحَ تشربُهُ؟
أجبتُهُ:
أمومة ُعُمري مالحٌ صبرُها
لمْ أنتبهْ أنـِّي أشربُ البحرَ
لمْ أنتبهْ أنـِّي أُرْضَعُ الرِّيحَ
لمْ أنتبهْ أنَّ ابنتي جُرعةٌ فاسِدة ٌ
رُبـَّما حكمة ُالصَّمتِ لهُ
بابُكِ حينَ طرقْتُهُ
لمْ أنتبهْ أنّي امرأة ُالظَّلامِ
وسُمرتي قـُفلُ الخُطى
أُقتَلـَعُ مِن رئتي حينَ أُحادثُهُ
بابُكِ لمْ تنمُ غابتُهُ
ما زِلْتُ واثقةً أنَّهُ المُجيبُ .
 
بالنعناعِ أعجُنُ سنابلي حنَّاءَهُ
أمسحُه ُبركة َ وليٍّ وانتحبُ :
رأيتُها البارِحةَ على الرِّحالِ تلتئمُ
تكشط ُالطُرقاتِ مِنْ قـُشورِ أضلعي
رأيتُ القشورَ براحتيها وطناً
أيحصلُ أنْ ينقُرَ الحَبَّ بيدي
عصفورُ التُّرابِ ويَسرِقَ ناظِري؟
كما كُنتُ أسرِقُ ضوءَها لرفيفهِ
أيحدُثُ أنْ أراها بحجمِ البهْجةِ
فوقَ قحطِ الأرضِ ظِلَّا؟
 
حينَ تُصبحُ غُرفتي صلاة ًخجولة ً
أعرِفُ أنَّ ثمارَكِ تنضحُ
مِنِ التصاقِ الشَّبابيكِ
واختناقِ الحقائبِ بعُذرِها
أتلمـَّسُ روحَكِ النَّهارَ
وقتَ تُكسِّر أجزائي ساعةَ اختناقٍ
يَقدَحُ الشَّايُ بكوبهِ وضوءًا
صَهْوة ُالماءِ في القَدَحِ تقرأُ المُحيطـَ
كُتبي مُعجزةَ اندفاعٍ تتراقصُ
أُصبحُ مدينة ًجاهزة ًللعِناقِ
وعلى عجَلِ خوفي أنهضُ
أعرِفُ أنَّكِ هُنا
تأتينَ بالقَدَرِ راكضاً
كصغيرٍ يتبعُ أمَّهُ
تُضَمِّـدينَ سُكونِي
تـَصْهَرينَ قيودَ أسئلتِي
تتصاعدينَ غَامِرةً بالمَطرِ
ويهطلُ  ضلعُكِ بالحنينِ .
 
قابِلة ٌأنتِ
تُوَّلـّدُ جمرةً بكرها النَّهرُ
صَرَختُ ساعةَ الطَلْقِ
صرختِ الطيورُ والأغاني ذُهلتْ
ها هُنا مرقَ اختراقُها
وها هُنا دِماءُ الدُّخولِ  دفاترٌ
تُسجـِّل مَولِدَ بِكرٍ
حينِ خلقهُ اللهُ لمْ يُثن ِ
صحا على نقرِ الجوارحِ الحلـُم ُ
شَرِهة ًتخرجُ  مِنْ صدري وتنهشُ.
 
أصدقائي خناجِرٌ وضيوفٌ
يطاردونَ الزَّادَ بحثًا عَنْ طفولتي
عنْ كركرةِ الشَّوارعِ للصِّغارِ
والعبثِ الطِّفلِ على قرصِ خُبزِ البَتُولِ
عنْ رغبةِ الأرضِ في احتضانِ مَهابةِ أقدامِهمْ
وهُمْ يشدّونَ قفزاتـِهم
على خصرِ الضِّفافِ حزامًا
أنا الآنَ ألهو بتعثري
كلـَّما هربَتْ جُثَّتي مِنْ تناقُصِها
أرْجعتُها لأحتَمي بالشَّللْ .
 
يتـَّسعُ الهذرُ بحكايتي
أصمتُ مَشنوقةَ الصَّوتِ
بأوتارِ عودٍ غريبٍ
أقولُ لهُ :أغِثني
وَتَرُكَ أفْضَتْ لهُ أُمومتي
لي رغبة ُرقصِ الّلجامِ
حينَ يُـكبحُ
رَقْصُ العودُ مُرَّ العروق
خبَّأَ عيْنَهُ ودسَّ في جيبي حالَه ُ
مِعْوَلُ الشُّريانِ يَهْدمُ
يتهدَّمُ ويخْتَنِقُ.
 
لا تخْتَنِقْ
كعادتِها عندَ البابِ تسندُ قلبَها
و تتزاحمُ في عيونِها الصُّورُ
حينَ لمْ تجدْها السِّدرةُ انتحرتْ
أحمرُ النـَّبْق ِسقفُكَ ما لـهُ
أليسَ فيهِ مِنْ أفواهِ الحمائمِ مُضغة ٌ؟
ملجأُ العصافيرِ صوتُهُ
عشِقْنا رَجْعَ غزارتِهِ
يُجنّحُ للشَّمسِ كي تستظلَ .
 
بيتُ الطِّينِ
يا أنا في الصَّفعاتِ ومذاقِ العَصَا
قدمي لا تستريحُ
وصلَ العدُّحدَّهُ
اعرفني ولو بالشبَهِ الـظُّـنونِ
الشَّاهدُ ما بكَ مِنْ هوى
وضريحي وردة ٌ
لا يـُدفَنُ القرنفلُ
قبري زُجاجة ُعِطرٍ
تُقطـّرُ ماءَكَ وتخْتمِر.